"Emulando Matrix"

Racconti & fantasie

Un viaggio nella fantasia della scienza o nella scienza della fantasia:

(Un racconto di fantascienza basato su ipotesi teoriche, interpretate dalla fantasia)

Emulando Matrix:

Un giorno, sentendo parlare dell”ENTANGLEMENT”, lasciai navigare la fantasia ascoltando i suoi suggerimenti.

Di deduzione in deduzione, pensando a quanto scritto in “L’uomo e dopo di lui”, cercai di consolidare le immaginazioni inoltrandomi nella fantascienza (*1) -

Illuminato dalle possibilità offerte dall’Entanglement, in una euforia da Dr. “Doc” Dr.Doc, mi dispongo alla creazione di due computer quantistici e inserisco nelle CPU al posto dei "Bit",  “quark entangled”,  creando così un unico sistema funzionante in due luoghi diversi (tipo Matrix).

Successivamente installo uno dei computer in un piccolo robot umanoide e l’altro in una consolle indossabile con connessione tra le sinapsi artificiali della consolle e le sinapsi dei miei neuroni cerebrali, creando così una rete neurale ibrida in grado di funzionare come un unico soggetto.


La provo, entro nel personaggio e parto per Fantasilandia, regno dove notoriamente tutto è permesso.


Con il robot comincio a viaggiare provando tutte le sensazioni come se fossi io a muovermi e sulla poltrona fosse rimasto solo il mio simulacro.

Tutte le percezioni acquisite dal robot e gli ordini per i suoi movimenti non si trasmettono al mio corpo, ma vengono recepiti dal robot che si è trasformato in me stesso, io vivo in lui.

Da scienziato pazzo, il voler raggiungere i limiti della scienza … e della fantasia mi porta a concepire viaggi interspaziali ove il robot, non soggetto alla fragilità umana, può arrivare.

Utilizzando un laser ad alta potenza per spingere il Robot dotato di una grande vela fotonica a velocità vicine a quelle della luce,  mi sposto per le vie del cielo ma, non soddisfatto perché  la velocità della luce è troppo lenta per la mia fantasia, mi sposto sui concetti di curvatura dello spazio immaginati da “Star Trek” e teorizzati da Miguel Alcubierre in “The Warp Drive: Hyper-Fast” e viaggio alla velocità della fantasia.


La mia mente porta il robot (me stesso) in viaggi alla ricerca di altri nostri simili, ma il desiderio di onnipotenza mi spinge oltre l’immaginario e nella mia mente sorge il tarlo drammatico/eclatante di inviare il robot dentro un buco nero …      

“per vedere l’effetto che fa”.

Buco nero

Colto da una irrefrenabile curiosità e forse non conscio dei pericoli insiti, mi accingo ad esplorare la grande incognita.


Senza indugi e con la certezza (forse) di non essere io a rischiare, punto il robot verso il buco nero ed a velocità di curvatura 5 parto per l’avventura.

Il robot (me stesso), pur non sapendo cosa ci sia al di là o cosa possa succedere, si dirige a folle velocita dentro le fauci inesplorate dell'orizzonte degli eventi.

L'estrema velocità raggiunta dalla vela fotonica, oltre alla compressione dello spaziotempo, fa sì che entrando nel "gorgo", il robot mantenga le sue dimensioni e non si verifichi la spaghettificazione dovuta alla forza gravitazionale che aumenta esponenzialmente all'avvicinarsi alla singolarità centrale.

Il mio io, che non essendosi mosso dalla sedia, pensa di poter gestire il tutto o abbandonare la tenzone, è sopraffatto e non riuscendo ad essere autonomo nelle scelte viene trascinato dagli eventi.


Bianconiglio Passata la vorticosa "membrana", come Alice nel paese delle meraviglie cado volteggiando in un buco pieno di colori con la sensazione che sia senza fondo.
Stupito da visioni alla Walt Disney, senza volerlo mi viene in mente la frase"vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio" ,  sconcertato dal pensiero, guardo in giro alla ricerca di Lui.


Improvvisamente la caduta dolcemente si ferma e percepisco qualcuno che dice "senza parlare" frasi che nel mio cervello nascono come immagini concettuali.

Un paesaggio "alieno" si presenta davanti a me come un qualcosa che sembra essere senza esistere.

Sento di non fare più parte di me stesso, ma dell’insieme, non ho bisogno di vedere e sentire, il tutto è dentro di me.

Man mano che mi abituo alla situazione riprendo coscienza di me stesso e comincio a cercare di capire dove mi sono cacciato.

La cono_scienza entra in me e mi spaventa, percepisco entità che mi scrutano e mi studiano come una cavia da laboratorio e a mia volta riesco a percepire il loro "essere" e i loro pensieri.
Ci compenetriamo a vicenda e, pur essendo io in stato di soggezione nei loro confronti, non mi sento in pericolo, anzi nuovi orizzonti e nuove certezze accarezzano la mia mente.

Li sento affaccendati a gestire un insieme spropositato di cose e a poco a poco capisco che stanno lavorando ad un immenso progetto, un progetto grande come un Universo,

Bianconiglio

........    il nostro.


Mi rendo conto che l'universo che abitiamo o che pensiamo di abitare, non è una realtà, ma una enorme simulazione gestita da queste entità che sperimentano loro teorie evoluzionistiche.

Vedo, immagino, percepisco cose assurde, ....  il tempo come lo conosciamo noi non esiste, è solo un un espediente per sequenziare gli avvenimenti costituiti da singoli "fotogrammi" statici a sé stanti, percorribili in un senso e nell’altro.

Ogni "fotogramma" è una sottile porzione di universo bidimensionale retta da leggi per la ottimizzazione delle informazioni e proiettata nella nostra realtà come ologramma quadridimensionale, da noi visto come tridimensionale.

Il programma, secondo algoritmi da loro prefissati, costruisce in sequenza fette di universo delle dimensioni inferiori al quark ed un altro programma analizza come si evolve il tutto, riscontrando a volte anomalie che le entità cercano di gestire per non compromettere il loro lavoro e non creare incongruenze ... come la mia intromissione dovuta ad una interpretazione anomala dell'entanglement.

Il loro scopo è sperimentare variabili alle leggi precodificate, posizionando la loro attenzione (il nostro vivere) in un punto del "tempo virtuale" dell'universo gestito, per verificare l'evoluzione prodotta dal cambiamento.
L'unico limite è dato dalla velocità delle CPU usate che si traduce nella costante della "velocità della luce", limite che però è circoscritto alle nostre interazioni.

È brutto ammetterlo, ma ogni nostra azione è frutto di algoritmi prefissati da altri.
Il programma crea una consecuzione di avvenimenti tutti intersecati tra loro, in una immensa e rigida impalcatura ove tutto è interconnesso e il cambiamento di un singolo elemento, sia voluto, che dovuto a un refuso di programma (perché essedo così complesso non è esente da piccoli errori di interpretazione), influisce su tutta la struttura con "effetto farfalla" (se in Brasile una farfalla muove le ali può creare un uragano in Texas).

In realtà il programma crea un universo bidimensionale formato da materia “ordinaria” e da “materia condensata” reagenti debolmente tra loro, ma intrinsecamente interconnesse e le proietta in forma di ologramma tridimensionale, creando il mondo in cui viviamo .... o che pensiamo di vivere.

Capisco che l'interpretazine dell'Entanglement che mi ha portato da loro non è una cosa voluta ma, come in Matrix nel “déjà-vu”, è un refuso del sistema che creando, da un unico punto bidimensionale, due punti tridimensionali che si muovono indipendenti, ma che intrinsecamente dovrebbero rimanere un'unica cosa, creando una variazione della parità.

Il tempo che trascorre è solo il loro, o forse sono anche loro un ologramma gestito da altri ...

Durante i miei ragionamenti una sensazione di colpevolezza mi assale e sento dentro di me il loro giudizio:

A questo punto un dubbio mi tarla il cervello:  una entità "virtuale" che rimane fisicamente con soggetti "reali", può esistere oppure mi trovo ancora in un'altra simulazione ?
- e come posso esistere se non legato al mio IO originale, visto che siamo una sola entità bidimensionale ?

....  ragionando su questo tema mi ritorna in mente la “Caverna di Platone” ove:

Preso da queste considerazioni mi domando:
faccio parte di un grande "Matrix", o sto semplicemente sognando ?

Inaspettatamente mi ritrovo seduto sulla mia poltrona a gestire un computer non più collegato con l'infinito, ma esclusivamente fine a se stesso.

Stregatto Stregatto Nella mia mente si affacciano ricordi confusi in cui entrano Matrix, con Neo che combatte la simulazione ed Alice che guarda lo Stregatto che si trasforma in una identità indefinibile che a poco a poco svanisce.
Un lampo attraversa la mia mente, ...  ma nella Bibbia c'è scritto:

"Dio creò la luce e le tenebre"

  ... mi sento come galleggiare sulle nuvole ed una sensazione di dolce spossatezza mi accompagna nel regno di Morfeo.

    sorge una domanda: ... ma è proprio tutta fantasia?


“   Voglio restare con Alice !!   "


(*1)

Qui si pone un po’ di chiarezza sui termini e sui concetti usati nel racconto :

Chi ha visto il film "Matrix" si ricorderà del celebre "déjà-vu", con il protagonista Neo che vede la scena del passaggio del gatto ripetuta due volte.

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Dopo questa esposizione di “pseudoscienza” torna su :




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  Autore: Solaxart    e-mail:solaxart@preboggion.it