Creta in moto

Racconti & avventure

Un'avventura bellissima e pericolosa

Verso la fine di Giugno di qualche anno fa’, invitato da un mio amico ad aggregarmi ad una banda di scalmanati amanti del fuoristrada ed inconscio del destino e delle vicissitudini che mi attendevano, accettai con entusiasmo di partecipare ad una vacanza in moto sull’isola di Creta.

Forte della mia esperienza di motociclista, acquisita in lunghe gite domenicali, utilizzando esclusivamente moto stradali, partii con la combriccola dall’aeroporto di Linate, destinazione Creta.

Durante la trasvolata, ascoltai con preoccupazione le avventure passate dal gruppo nella gita precedente e quando espressi perplessità sulla mia capacità di districarmi su percorsi “Fuoristrada”, venni da loro subito tranquillizzato: faremo solamente percorsi su strade sterrate, non siamo così incoscienti da portarti in posti non adatti a te.
Rassicurato della cosa, ascoltai con interesse i racconti dei protagonisti, quando uno di loro disse di aver partecipato alla “Parigi Dakar” ricominciai a preoccuparmi, ma venni subito tacitato con: “non andiamo lì per fare gare, ma per vedere paesaggi incredibili e per divertirci”.
Arrivati all’aeroporto, ci dirigiamo verso la città di Chania per affittare le moto.

La scelta delle moto

Il gruppo 

Da un concessionario del luogo affittiamo delle Suzuki 250 quatto tempi praticamente nuove.

Preso possesso della mia moto, la provo e la trovo estremamente leggera e maneggevole, in seconda va come un motore elettrico, da 2 a 50 Km/h .
Caricati i bagagli sulle moto, ci avviamo verso il nostro campo base, situato a Sfakià un paesino a sudovest di Creta.
Le strade sono asfaltate ed i miei compagni prudenti, quindi mi rassicuro.

La locanda

Arrivati a destinazione troviamo i gestori della locanda ad attenderci, fortunatamente il nostro capo comitiva già pratico del posto si arrangia con il Greco, unica lingua parlata in loco.
L’albergo in cui risiediamo, non è un hotel di prima categoria, ma è accogliente e tenuto bene, poi lì tutti sono cordiali, sempre con il sorriso sulla bocca e con la grappa (Rakì) a portata di mano.


Sfakià - hotel Così, dopo aver preso possesso delle camere e dataci la rassettata d'obbligo ci dirigiamo per una prima escursione d'assaggio per le strade che portano alle montagne.
Montagne reali, in quanto vi sono cime che raggiungono i 2500 metri di altezza.

Le strade

Le strade "asfaltate" costeggiano i litorali, all'interno vi sono strade sterrate con vari livelli di difficoltà.
Cosa importante è: quando vedi un cartello "pericolo caduta Massi" frena, perché i massi ci sono sul serio e cadono anche.

Le uniche auto che circolano per queste strade sono Pickup a quattro ruote motrici.

Padroneggiare la moto

Dicevo moto leggera e maneggevole!?
Senza esperienza di guida in questo ambiente la moto diventa estremamente impegnativa e pesante, forse una bicicletta sarebbe stata più adatta alle mie capacità.

Alle prime asperità incontrate, la moto mi si sbilancia e sono costretto a lasciarla andare al suo destino. Ferito più nell'orgoglio che nel fisico, devo aspettare i miei compagni per poterla rimettere in carreggiata, fortunatamente anche la moto, data la bassissima velocità non ha un graffio.

Dopo alcuni spaventi ed un po' di pratica, riesco a gestire la moto in modo da non essere l'handicappato di turno, così, nei giorni successivi possiamo intraprendere ciò che eravamo venuti a fare.
Le strade “principali” anche se sterrate, sono relativamente facili, ma l’impegno che mi occorre per rimanere in coda agli altri è notevole, per questo arrivo sempre stremato ai punti di sosta. Da notare che sino ad ora non abbiamo mai affrontato le strade interne.

La cosa si fa' seria

Un giorno, mentre seguivo all’estremo delle mie forze i battistrada (tutti), vedo un pezzo di strada perfettamente liscia e senza una buca, sollevato dall’opportunità di riposare per qualche momento le stanche membra, mi dirigo senza indugio su quel pezzo di strada, non considerando il fatto che quelli davanti a me l’avevano prudentemente evitata.
Appena la ruota davanti arriva sullo strato liscio affonda, una sottile polvere simile al borotalco si sposta ai lati senza dare la minima spinta di sostentamento.
La mia prima reazione, seppi dopo, estremamente errata, fu quella di chiudere il gas, generando l’affossamento completo della ruota con conseguente arresto della moto e volo in avanti del sottoscritto come al rifiuto di un cavallo davanti ad un ostacolo, fortunatamente la moto si adagia sul soffice substrato e le mie terga sono coinvolte in un atterraggio morbido.

Con qualche Km in più di esperienza, comincio a prendere scurezza ed a seguire più da vicino i miei compagni, i paesaggi sono stupendi, ad ogni curva incontrata sorprese nuove.


spiaggia  panorama
Creta - marina   Creta, Sfakia,  castello di Frangokàstello

Finalmente, esauriti i passaggi "facili" con la visita ai litorali ed alle bellezze dei reperti storici, periodo in cui i miei amici si sono dimostrati buoni e comprensivi (visto che mi avevano accettato e non potevano buttarmi via) ed acquisita una certa esperienza, decidiamo di affrontare la montagna.

Le autostrade dei monti

Queste sono le autostrade dei monti, il resto è....
decisamente peggio.

Creta - Montagne Bianche (Lefki Ora) Creta - monti Lefki

Creta - Montagne Bianche (Lefki Ora) Creta - monti Lefki - autostrada

Le autostrade dei monti

Una locanda singolare

Dopo tanti paesaggi brulli, in una gola di un monte a circa 1100 metri di quota, ci appare all’improvviso un’oasi di verde dai colori intensi, in mezzo, nascosta da tanta vegetazione troviamo una casa adibita a locanda, entriamo e subito una statua di Priapo con un enorme pene dipinto di rosso colpisce la nostra attenzione.

La statua troneggia appesa dietro al bancone, posto dove normalmente si collocano le cose importanti o le immagini sacre e forse quello religioso era il significato dell’esposizione.
Ci accoglie una signora di mezz’età, tutta vestita di grigio e con i capelli anch’essi grigi raccolti sulla nuca, sembra il ritratto di una nostra nonna di cinquanta anni fa.
Con fare cordiale, ci fa segno di accomodarci sulla veranda e di aspettare.
 Lefki Ora (White Mountains) -  la Taverna di Priapo

Dopo un po’ di attesa si presenta con un cabaret con due piatti di formaggio caprino di tipo diverso, un piatto di semi di girasole, alcune fette di pane e cinque bicchieri colmi di un liquido trasparente, che pensammo fosse acqua, dato che erano le dieci di mattina.
La signora appoggia tutto sul tavolo e poi in greco pronuncia alcune parole in ελληνικά (greco) ???  e  ....
si eclissa. 

Ci guardiamo negli occhi e la prima cosa che ci chiediamo è:
perché cinque bicchieri, visto che noi siamo in quattro?

Ad un certo punto uno di noi, preso da sete, avvicina il bicchiere alla bocca ed esclama meravigliato: ma è grappa (rakì)!

Alle dieci di mattina e senza nessuna richiesta un bicchiere da tavola ricolmo di grappa dà una certa sensazione e poi quel bicchiere in più? ... e il tutto offerto come se fosse una semplice consuetudine di benvenuto. 

Passata la sorpresa del momento, decidiamo di adattarci all’ambiente in cui ci troviamo e diamo fondo a quanto ci viene offerto, pasteggiando a base di rakì e specialità del posto che man mano ci vengono servite senza una parola od un cenno da parte della nostra ospite.

Assuefatti all'andazzo del posto e con il morale “alto” dato dalle libagioni, cominciamo a guardarci attorno e con sorpresa notiamo di essere circondati da vari strumenti e suppellettili emulanti simboli sessuali: un annaffiatoio con la canna a forma di pene, alcuni vasi appesi con aperture laterali a forma di vagina da cui uscivano gerani rampicanti ed atri attrezzi tutti sullo stesso tema.

Dopo un po’, passando da meraviglia in meraviglia per le stranezze del posto, vediamo arrivare un uomo di una certa età, vestito con il classico costume del posto e con sulle spalle una capra morta ed un fucile a tracolla, sempre più stupiti, non commentiamo e ci affrettiamo a pagare.

La strada che non c'è

Sulla via del ritorno incontriamo un uomo (dall'aspetto quotidiano), a cui chiediamo se ci siano altre strade per scendere al litorale oltre a quella fatta per salire; questi ci informa che è stata appena tracciata una nuova strada che, dal passo sovrastante, porta direttamente al mare.

Presa la decisione di esplorare questa opportunità, partiamo e ci inerpichiamo sino al passo; la strada è molto smossa, ma percorribile.

Arrivati in cima, ci appare lo spettacolo meraviglioso di un dirupo di 1200 metri che termina direttamente nel mare.
Finito di ammirare il panorama, mi viene con sgomento la cognizione del .... “ e adesso?”  

Il problema è che oltre a guardare il panorama bisogna scendere ed i miei amici sono intenzionati a farlo. 

La strada è ripidissima e dire tracciata è un eufemismo, una ruspa era passata ed aveva delineato nello strapiombo un solco a zig-zag della lunghezza di una cinquantina di metri di passo e di un metro e mezzo di larghezza, con una pendenza da capogiro.
Un sentiero con il fondo smosso e non battuto, in cui un mulo avrebbe trovato notevoli difficoltà.

I miei amici non si perdono d’animo e cominciano a scendere, io li guardo e cerco di fare la stessa cosa, ma il mio corpo irrigidito non risponde ai comandi, dopo un po’ di discussioni ed insistenze riesco a convincerlo e comincio la discesa.

Ho un vuoto nello stomaco e penso a come affrontare la curva a gomito che si sta approssimando, sono in prima con il freno tirato e non riesco a rallentare, la moto prosegue la sua corsa anche con le ruote bloccate.

Preso da disperazione affronto la curva, se si può chiamare tale un qualcosa che non contiene nemmeno la moto di traverso, saltando prima della curva con la ruota anteriore sul viottolo che scende in senso contrario ed accelerando un po’ mi ritrovo, bagnato di sudore, ma perfettamente allineato con la strada, subito il terrore mi riprende all'avvicinarsi della prossima curva.

Arrivato a metà montagna, dopo non so quanti tornanti affrontati, mi accorgo che, poco sotto, la strada non scende più, ma si avvia pianeggiante sino a passare il crinale della montagna.

Rincuorato da ciò riprendo nuove energie ed affronto le ultime curve con più coraggio. 
Giunto sul tratto pianeggiante ed arrivato sull'altro versante della montagna, lo stomaco mi si scuote come colpito da un pugno, altrettanti tornanti della stessa tipologia si snodano sino al mare.

Preso da sconforto, con le energie al lumicino, medito di fermarmi, ma guardatomi intorno mi ritrovo solo e senza altre possibilità che riprendere il periglioso cammino.
Così mi trascino tornante per tornante sino a che non trovo il mio amico, che preoccupato è venuto a cercarmi.
Arrivati finalmente in fondo, mi confessa che anche lui ha avuto qualche difficoltà a scendere.

La neve a Creta

Dopo questa avventura e non contenti di ciò, nella giornata successiva decidiamo di salire al passo più alto dell'isola, probabilmente oltre i 2000 m, perché arrivati lassù, nonostante la latitudine e la stagione estiva, abbiamo trovato la neve.

Lefki Ora - moto neve Lefki Ora - neve

L'incontro con il re dei cieli

Creta - Lefki Ora -  avvoltoio GrifoneUn altro incontro imprevisto ci ha rallegrato la giornata, un magnifico avvoltoio Grifone ha fatto bella mostra di se, sino a quando due falchi, molto più piccoli, ma estremamente aggressivi, lo hanno scacciato.
Ritornati al campo base e raccontata la storia del Grifone, ci è stato detto che questi è un rapace molto comune, in quanto i monti sono popolati da numerose capre selvatiche ed il ciclo biologico di queste permette il sostentamento di tali uccelli.
I falchi lo hanno probabilmente aggredito perché avevano il nido nelle vicinanze.

Lefki Ora - la (quasi) strada panoramica

Altre gite ed escursioni si susseguono, altri episodi e paure movimentano il soggiorno.

I racconti della sera, aiutati da abbondanti libagioni, rinnovano la voglia di ricominciare l’avventura.

Pericolo mortale

Ma i rischi più grossi li prendi quando ti senti sicuro e rilassato, infatti un giorno, seguendo il mio amico su di una "autostrada dei monti" abbastanza larga e ben tenuta, l’ho visto sbandare all'inizio di una curva e poi andare via derapando, al che ho cercato di rallentare, ma improvvisamente mi sono trovato su di un terreno cosparso di pietre piatte che non offrivano nessuna tenuta alla moto. 

Cercando di rimanere in piedi e nello stesso tempo di fare la curva, ho constatato con sgomento che la moto girata in qualsiasi direzione proseguiva imperterrita la sua traiettoria rettilinea. 

Vedendo il precipizio avvicinarsi, come ultimo disperato atto, ho aperto completamente il gas. 

La moto come impazzita, ha cominciato a scagliare pietre da tutte le parti e presa bruscamente aderenza si è gettata dall’altra parte della strada, al mio accenno di chiudere un pochino il gas per poterla controllare, ha cominciato di nuovo a sbandare, così, riaperto il gas, guardando solo cosa facesse la ruota anteriore, ho lasciato che la ruota posteriore saltasse a destra ed a sinistra senza curarmi di lei.

Quando la ruota posteriore ha terminato la sua brutale accelerazione la moto si è stabilizzata, riuscendo così a rallentare.

Anche in questo caso il mio amico, preoccupato, è ritornato per vedere come me la ero cavata.

Stasera capra

Non sono solo i pericoli passati a fare notizia, ma come nel "giornalismo" si tende a raccontare le cose insolite che ti hanno colpito e quindi:

una mattina, desiderosi di scoprire tutte le caratteristiche dell'isola, chiediamo al nostro albergatore di poter gustare un pranzo a base di cucina tradizionale, questi fa cenno di attendere e si assenta, dopo un po' sentiamo un colpo di arma da fuoco partire dalla collina a ridosso dell'albergo, ci alziamo per vedere cosa fosse successo e lo vediamo spuntare da quei paraggi con una capra morta sulla spalla, ci strizza l'occhio e dice: stasera capra...


Continua.... (forse no!)





vaiRitorna


vaigo to Home



  Autore: Solaxart    e-mail:solaxart@preboggion.it