
Castello Cavazzi di Somaglia
Regione Lombardia
Provincia di Lodi
Comune di Somaglia
Documentazione fotografica:




L'interno

Il "Recinto Scuderie", che delimita un ampio spazio denominato “Piazza del Re”

Descrizione
Tipologia:
Origini:
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Costruito nel XIV secolo su fondamenta che potrebbero risalire al 1000 (il suo antico portone aveva una lamiera di ferro con inciso l’anno 1116; tale portone fu
sostituito nel 1780).
Struttura:
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Il complesso edilizio che domina la campagna si presenta con una pianta a forma di quadrilatero irregolare con cortile interno e torre posta ad avancorpo sull'affaccio principale, in cui sono chiaramente riconoscibili le varie modifiche avvenute nei secoli.
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Nel cortile, sul lato ovest si affaccia un portichetto aperto a serliana poggiante su colonne di serizzo e coperto a volte a crociera.
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La parte trecentesca opera di Barnabò Visconti è riconoscibile perché in mattoni a vista e conserva nella parte alta “merli guelfi” ora chiuse ed inglobate nella muratura.
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La parte intonacata è la modifica seicentesca voluta dai conti e baroni Cavazzi, sull’onda della moda del tempo, che trasformava contenitori di epoca medioevale in villa-palazzo.
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I due corpi sono uniti da una torre rettangolare leggermente più alta rispetto agli altri corpi di fabbrica scandita da aperture a ogni livello.
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La torre ha perso l’aspetto difensivo tipico di questi elementi architettonici ed è oggi adibita a ingresso principale, funzione in passato espletata dall’apertura ad arco acuto posta alla sua sinistra.
Conservazione:
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Purtroppo l’interno, a causa delle varie vicende storiche e dall’abbandono del complesso, non conserva nessuna traccia dell’antico splendore, solo qualche affresco nella sala detta “d’armi” in quanto custodiva armi da fuoco, lance ed alabarde fino alla meta del XX secolo.
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Negli anni ’80 l'intero immobile fu donato al comune da Guendalina Cavazzi della Somaglia, consentendone un recupero funzionale e una valorizzazione culturale.
Storia:
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Collocato in posizione strategica per il controllo del territorio, già nel XV secolo il castello cambiò numerosi proprietari, divenendo prima possedimento della piacentina famiglia Arcelli, poi di Francesco da Bussone detto Conte di Carmagnola e infine della famiglia Isei e del perugino capitano di Ventura Niccolò Piccinino.
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Salito al potere Francesco Sforza, la casata dei Cavazzi ridivenuta proprietaria del castello e feudataria del borgo, decise di ampliare l'originario
maniero adeguandolo alle nuove necessità estetico-simboliche dell'epoca.
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Nel 1688 il conte Antonio II Cavazzi morì senza lasciare eredi ed il castello passò
a Paolo Dati, che acquisì anche il titolo di conte della Somaglia.
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I nuovi proprietari si occuparono della manutenzione del castello sino al momento dell'estinzione della famiglia, avvenuta nel 1816.
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Seguì un periodo di abbandono e di parziale decadenza che condusse alla perdita dei cicli pittorico-decorativi delle sale interne, delle quali permangono solo alcune testimonianze nella Sala d'Armi.
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Divenuto sede per gli sfollati durante la Seconda Guerra Mondiale, il Castello fu completamente abbandonato negli anni settanta.
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Nel decennio successivo Guendalina Cavazzi della Somaglia donò l'intero immobile al comune, consentendone un recupero funzionale e una valorizzazione culturale.
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