Ducato di Parma e Piacenza

il "caminus Genue"

• Statto  Travo e Rivalta:   sponda sinistra del fiume Trebbia
• Montechiaro,  Ottavello, Niviano ed Ancarano:   sponda destra del fiume Trebbia

Castelli dirimpettai che controllavano l'entrata al "caminus Genue", cioè la strada che metteva in comunicazione la pianura  padana con  Genova ed il mare.

Castello di Montechiaro

Ducato di Piacenza

Val Trebbia

Comune di Rivergaro

Documentazione fotografica

Descrizione

Tipologia:

• Castello

Origini:

• Citato come castrum Raglii, dal nome della limitrofa frazione di Rallio, fu probabilmente realizzato intorno alla metà del XII secolo ad opera della famiglia Malaspina, casata per la quale il forte svolse il ruolo di caposaldo lungo la direttrice verso la pianura.

Struttura:

• Situato su una collina del versante destro della Val Trebbia, si avvale di ben 3 mura concentriche di difesa.
• La sua struttura si discosta da quella tradizionale degli altri castelli della provincia di Piacenza.
• Il cuore del castello è il mastio, un torrione a base quadrata coronato da merli ghibellini posto al centro del complesso; il torrione è circondato da una cinta muraria che ha forma di esagono irregolare, alta una quindicina di metri e coronata dal cammino di ronda, a cui si addossano gli edifici.
• Una seconda cinta muraria più bassa, di forma ellittica dotata di un unico ingresso un tempo dotato di ponte levatoio, racchiude la prima.
• La terza cinta, più in basso e più distanziata dalla seconda, segue la forma della della collina.

Storia:

• Databile intorno al XIII secolo, fu distrutto nel 1234 dai popolari piacentini che lo assaltarono, insieme a quelli di Rivergaro e Pigazzano, poiché vi si erano rifugiati i nobili fuggiti dalla città di Piacenza.
• Nel 1374, il castello, difeso da Riccardo Anguissola, resistette agli assalti dei Fulgosio che volevano impadronirsene.
• Gli Anguissola ne mantennero il possesso per tre secoli.
• Nel 1652, lo cedettero al letterato Bernardo Morando, che cercò di avviare nei primi anni del Settecento lo sfruttamento di una vena petrolifera nei pressi di Rallio.
• Nel 1770, venne ampliato e rimaneggiato per adattarlo alle esigenze di una residenza signorile.
• Passò poi ai Casati, agli Schippisi e dal 1990 è di proprietà della famiglia Gattegno che lo ha restaurato.

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